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Trentadue secondi per
sfiorare il gol, sedici minuti
per segnarlo, un tempo intero
per convincere tutti: Mirko Vucinic può davvero trasformare
la Juve. Le caratteristiche tecniche e fisiche ne fanno l’attaccante ideale per il gioco di Antonio Conte e il primo approccio con i nuovi compagni è confortante: schierato nella ripresa insieme a Toni, Vucinic ha
segnato con uno stop-e-tiro di
ottimo livello e poi ha mandato in rete due volte Luca, ha
procurato il rigore trasformato dal giovane Ruggiero e partecipato alle azioni di altri due
gol. Il Cuneo gioca in Seconda
Divisione e ovviamente la differenza di valori ha reso molto
morbido l’esordio di Vucinic.
Però la naturalezza con la quale si è calato nella parte e la
semplicità nell’eseguire i movimenti chiesti da Conte sono il
rassicurante biglietto da visita
del nuovo attaccante bianconero.
Modulo chiaro Quella che potrebbe quindi diventare la Juve di Vucinic è già la Juve di
Conte. Raramente si riesce a
percepire chiaramente l’ influenza di un allenatore, in
questo caso è evidente la positiva risposta dei giocatori alle
pressanti richieste del tecnico.
Il 4-2-4 è sempre più una certezza: in attesa di avversari forti, che consentiranno di valutare la fase difensiva, impressiona il modo in cui vengono eseguiti gli schemi offensivi.
Contro il Cuneo la Juve avrebbe vinto e magari segnato otto
gol anche affidandosi alle iniziative individuali, ma le reti
sono arrivate quasi tutte da soluzioni corali. La continua sollecitazione degli esterni, il giro palla difensivo, i cambi di
gioco sulla trequarti, gli incroci tra le punte centrali sono i
punti fermi della manovra voluta da Conte. E i giocatori si
adeguano, anche se per il momento alcune cose non vengono naturali, ma richiedono
un’applicazione particolare.
Il regista Nel primo tempo è
stato spesso trascurato Pirlo,
che non a caso è l’unico ad
aver giocato novanta minuti:
la Juve non era più abituata ad
avere un punto di riferimento
e deve imparare a sfruttarlo.
Pirlo, che nella ripresa ha illuminato il gioco, cerca sempre
di permettere il passaggio facile ai difensori, a cui Conte ha
vietato il lancio lungo (caratteristica negativa della scorsa
stagione): il terzino deve cercare l’ala o il centrocampista
centrale. Se non c’è il varco, si
riparte col giro-palla, ma non
bisogna sprecare un’azione o
regalare il possesso all’avversario.
La filosofia Il Cuneo non ha
mai tirato in porta e questo dato serve a ribadire che si è trattato di un test poco attendibile
davanti a 6.000 tifosi entusiasti. Ma la ricerca del gioco e la
filosofia di un calcio offensivo
fatto di possesso e verticalizzazioni non dipendono dagli avversari: sono il frutto del cambio di mentalità voluto da Conte. La disponibilità con la quale i giocatori seguono il tecnico dipende proprio da questa
filosofia: tutti sono convinti di
poter fare un salto di qualità
individuale e quindi collettivo. L’ esempi o pri nci pal e è
Claudio Marchisio, migliore in
campo e perfetto interprete
del ruolo di centrale. In attesa
che arrivi Vidal, Marchisio è
una certezza: saranno ben poche le partite che non giocherà.